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Tubercolosi

Tubercolosi

La tubercolosi è un’infezione batterica cronica causata dal Mycobacterium tubercolosis e caratterizzata dalla formazione di granulomi (una volta detti tubercoli, da cui il nome di “tubercolosi”) nei tessuti infetti e da un’accentuata ipersensibilità cellulo-mediata.

La sede classica della malattia è il polmone, ma possono essere colpiti altri organi.

In assenza di un trattamento efficace si assiste ad una cronica progressione della malattia con un esito infausto nella maggior parte dei casi.

Il contagio avviene da uomo a uomo tramite le vie respiratorie: tossendo la persona ammalata emette nell’aria circostante delle minuscole goccioline che contengono i bacilli tubercolari.

Sono considerati contagiosi gli ammalati che emettono con la tosse alte quantità di bacilli tubercolari: ciò significa, che solo le persone colpite da tubercolosi delle vie respiratorie (polmoni, bronchi, laringe) possono trasmettere la malattia, sempre che i loro espettorati contengano bacilli tubercolari in quantità sufficiente.

L’infezione tubercolare latente è quando un soggetto è stato infettato senza però manifestare segni (radiologici, clinici e batteriologici) di attività tubercolare: si verifica infatti quando il sistema immunitario della persona contagiata ha espresso anticorpi specifici per cui la carica batterica viene tenuta sotto controllo e cioè in uno stato di inattività (bacilli dormienti).

Le analisi epidemiologiche sull’infezione tubercolare latente rilevano che il 90% delle persone infettate non sviluppano la malattia mentre il 10% può sviluppare la malattia polmonare attiva più frequentemente nel periodo compreso tra i due ed i cinque anni dall’avvenuto contagio, ma anche in tutto il resto della vita.

È necessario quindi individuare e sottoporre a trattamento farmacologico preventivo tutti i soggetti che potrebbero più facilmente andare incontro alla malattia.

Il test cutaneo alla tubercolina secondo Mantoux rappresenta il test di elezione per lo screening delle persone contagiate; è nota tuttavia la sua bassa sensibilità e specificità e la possibilità di falsi positivi e falsi negativi.

La chemioterapia preventiva antitubercolare ha l’obiettivo di prevenire la progressione da infezione e malattia tubercolare nei soggetti in cui è stata osservata una cuticonversione tubercolinica o che risultino positivi al test alla tubercolina. Prima di iniziare la chemioterapia (isoniazide) è indispensabile eseguire una radiografia del torace ed ogni altro esame ritenuto necessario per escludere la presenza di una tubercolosi attiva.

La chemioprofilassi tubercolare è invece l’assunzione di isoniazide per prevenire lo sviluppo della malattia nei soggetti a rischio che sono stati, cioè, esposti al contagio.

Il normale regime di terapia preventiva è costituito da isoniazide (bambini. 10 mg/kg/die, adulti 5 mg/kg/die fino ad un massimo di 300/mg/die) almeno per 6 mesi consecutivi negli adulti e 6-9 mesi continuativi nei bambini.

La malattia tubercolare vera e propria si sviluppa in coloro che non sono riusciti ad arginare l’infezione primaria: in questi soggetti, che non superano il 10% degli individui infettati, la tubercolosi può manifestarsi entro alcune settimane. Altre volte però i bacilli possono rimanere in uno stato di latenza per molti anni: in questi casi l’esito, normalmente, è una completa guarigione, ma permane la possibilità della riaccensione del focolaio primario (tubercolosi post-primaria).

Lo sviluppo della malattia nei polmoni provoca dei sintomi subdoli che spesso vengono confusi con altre patologie; essi sono: perdita di peso, astenia, febbriciattola, sudorazione notturna tosse, dolore al petto, emottisi (sputo sanguigno), dispnea (difficoltà a respirare).

Una terapia standardizzata e l’adesione al trattamento costituiscono i cardini fondamentali per una guarigione rapida e stabile: numerosi studi di farmacocinetica dimostrano che un’alta percentuale di fallimenti terapeutici dipendono da dosaggi insufficienti dei farmaci antimicobatterici, dalla mancata aderenza del paziente alla terapia o dalla disinformazione del medico riguardo il corretto approccio alla patologia.

L’OMS, allo scopo di evitare la comparsa di ceppi multifarmaco-resistenti, consiglia di adottare per “tutti i pazienti, compresi i sieropositivi per HIV non trattati precedentemente, un trattamento internazionalmente riconosciuto di farmaci antitubercolari di prima linea a biodisponibilità nota”.

Il trattamento è articolato in due fasi:

  • Fase iniziale: comporta due mesi di trattamento con isoniazide, rifampicina, pirazinamide ed etambutolo.
  • Fase di continuazione: prevede l’uso di isoniazide e rifampicina per la durata di quattro mesi.

 

PIAM, storica protagonista nell’area della tubercolosi e prima azienda al mondo a commercializzare un efficace vaccino antitubercolare, conferma anche oggi il suo impegno incondizionato a rendere disponibili in Italia i trattamenti necessari per la prevenzione e la terapia di questa importante patologia.

 

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