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Semplificare le terapie per semplificare la vita dei pazienti: la sfida al centro del National Summit di SICS

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Da una survey condotta su 100 cardiologi da SICS, emerge che:

  • il 70% dei cardiologi ritiene che la complessità dei regimi terapeutici costituisca un limite per un’efficace gestione dei pazienti a rischio cardiovascolare;
  • quasi il 90% pensa che la semplificazione terapeutica sia fondamentale per gestire i pazienti a rischio cardiovascolare;
  • il 72% ritiene che la polipillola sia una strategia efficace per la semplificazione terapeutica. 

Infatti, circa 24 milioni di italiani soffrono di malattie croniche, di cui la metà con comorbilità. 

La politerapia, somministrata con più farmaci durante il giorno, è uno dei principali ostacoli al raggiungimento del successo terapeutico, in quanto riduce l’aderenza terapeutica. Agire su questo aspetto è fondamentale per ridurre le ospedalizzazioni, l’insorgenza di nuove patologie e i costi, diretti e indiretti, a queste collegati. 

A questo scopo, cruciale è la semplificazione delle terapie, e le malattie cardiovascolari, principale causa di morte, sono uno degli ambiti in cui è essenziale vincere questa sfida.

Prevenire con semplicità. La semplificazione terapeutica in cardiologia è stato appunto il tema centrale del National Summit, un evento organizzato da Quotidiano Sanità e Popular Science con l’obiettivo di riunire i principali esponenti del mondo sanitario italiano.

Con la conduzione di Marzia Caposio di Quotidiano Sanità, si sono confrontati Gabriele Nicolini, direttore medico di PIAM; Fabrizio Oliva e Leonardo De Luca, rispettivamente presidente e vicepresidente di Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri); Pasquale Perrone Filardi, presidente di SIC (Società Italiana di Cardiologia); Andrea Zanché, responsabile Area Cronicità SIMG (Società Italiana dei Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie); Giovanni Battista Zito, presidente nazionale di Arca (Associazione Regionale Cardiologi Ambulatoriali); Giuseppe Ciancamerla, presidente Conacuore (Coordinamento Nazionale Associazioni del Cuore).

In effetti, come Nicolini ha osservato durante il dibattito, “spesso c’è un forte mismatch tra quello che vediamo in termini di efficacia dei farmaci negli studi clinici e quello che poi constatiamo nella vita reale”: mentre negli studi i pazienti tendono a seguire puntualmente la terapia, nella vita reale il fenomeno della non aderenza è piuttosto frequente.

<<I farmaci non funzionano nei pazienti che non li prendono>>
Charles Everett Koop

In questo contesto si inserisce anche il concetto di innovazione incrementale, ovvero la produzione di nuovo valore all’interno di una soluzione già esistente. 

Nel settore farmaceutico, e in particolare in quello cardiovascolare – continua Nicolini – “la polipillola o le terapie in associazione rappresentano una delle innovazioni incrementali più grandi, perché consentano di usare al meglio le armi che abbiamo a disposizione”.

Uno studio dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca del 2021 mostra come l’utilizzo di due stessi principi attivi in singola somministrazione anziché in due somministrazioni separate possa migliorare dell’87% la probabilità di aderire alla terapia e ridurre del 55% gli outcome clinici

Inoltre, come dimostrato da uno studio pubblicato sul Giornale Italiano di Cardiologia, l’uso di una singola pillola porterebbe a un risparmio per il sistema sanitario tra i 900 mila euro e i 2 milioni di euro, rispetto ai principi attivi separati.

Ascolta l’intervento di Gabriele Nicolini, Direttore Medico di PIAM.

 

Leggi l’articolo integrale pubblicato su Quotidiano Sanità.

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