Il professor Ciro Indolfi è Presidente della Società Italiana di Cardiologia: abbiamo raccolto alcune sue considerazioni, in occasione del Congresso SIC 2019
Professor Indolfi, quali sono i traguardi più importanti di questa edizione del Congresso?
Il traguardo più importante è sicuramente quello dell’anniversario degli 80 anni. La Società Italiana di Cardiologia è la più antica tra le società cardiologiche italiane, ha una lunga storia e tradizione fondata su tre anime: assistenza, didattica e ricerca, che la rendono una società unica nel suo genere.
Una novità di quest’anno è che abbiamo avuto il numero più alto di abstract da 10 anni, segnale di un grande interesse per la nostra società.
Il rinnovamento della SIC riguarda soprattutto aspetti societari: è stata dedicata ai giovani una maggiore attenzione, visto che la SIC è per definizione la società degli specializzandi e delle nuove generazioni di cardiologi; quindi quest’anno è stata organizzata SIC Young, che sotto l’egida del consiglio direttivo potrà dedicarsi a questa fascia di colleghi.
Altro obiettivo è stato lo sviluppo ulteriore della didattica e della formazione, seguendo la nostra naturale inclinazione di professori universitari che svolgono attività di insegnamento nelle scuole di medicina e di specializzazione; per la didattica abbiamo attivato dei corsi intramoenia nella nostra sede a Roma, e organizzato programmi di formazione con “micro-fellowship”, attraverso le quali i giovani potranno effettuare brevi periodi di apprendimento, in italia e all’estero, in istituzioni di grande spessore culturale.
Perciò avete stretto accordi con realtà di altri Paesi?
Certo: a livello internazionale, come Governor dell’Italian Chapter dell’American College of Cardiology, ho definito un protocollo di intesa con il Chapter dell’American College in Pennsylvania, per un exchange program grazie al quale i nostri giovani potranno perfezionarsi in America e viceversa, in istituzioni di altissimo livello culturale; questo perché crediamo che la cardiologia debba confrontarsi con uno scenario internazionale.
Altro tema è la ricerca di base, che è nel DNA della SIC: abbiamo istituito un grant per la migliore ricerca di base, che verrà assegnato in occasione del nostro congresso.
Per quanto riguarda l’assistenza, presso il Senato della Repubblica a Roma abbiamo organizzato una giornata storica con tutte le UTIC, le cardiologie universitarie italiane: è emerso che le UTIC universitarie, benché in numero minore rispetto alle altre, sono al 70% di livello 3; cioè hanno cardiochirurgia, emodinamica e sistemi di assistenza ventricolare sinistra, sono altamente specializzate.
Questo dimostra che la cardiologia universitaria fa didattica e ricerca, ma fa anche assistenza ad altissimi livelli: questo è un punto che viene spesso sottovalutato, facendo a volte passare il professore universitario per un teorico lontano dalla pratica clinica quotidiana, mentre è vero il contrario.
In altre parole la SIC è una società scientifica che promuove il sapere, ma anche e soprattutto il saper fare.
Il Congresso SIC 2019 ha come sempre un programma molto ampio… ma quali sono le novità dell’anno per quanto riguarda il format del congresso?
Abbiamo invitato gli editor delle maggiori riviste internazionali – Circulation, JACC, JAMA, European Heart Journal… – ed è la prima volta in Italia che si mettono tutti intorno un tavolo: in particolare si discuterà in modo critico delle 5 nuove linee guida ESC sulla dislipidemia, sulle tachicardie sopraventricolari, e così via.
Quest’anno è anche cambiato un po’ il format del congresso, perché ormai l’interesse della platea è rivolto soprattutto ai casi clinici: per questo ogni simposio sarà preceduto da un caso clinico, presentato da un giovane della SIC e concluso con domande agli esperti che in seguito presenteranno le relazioni; in sostanza abbiamo ridotto il tempo di presentazione ex-cathedra e aumentato il tempo dedicato alla condivisione, discussione e interazione.
Un’altra novità è un’aula dedicata esclusivamente ai casi dal vivo, con trasmissioni live dalle maggiori Università italiane; è una novità dedicata soprattutto ai giovani, che vogliono vedere tutto il processo che parte dalla diagnosi e conduce al trattamento con la terapia specifica.
Ci sarà anche un simposio dedicato alle fake news in cardiologia, e alla qualità delle informazioni trasmesse direttamente al paziente: abbiamo organizzato un incontro con i media – televisioni, radio, giornali e siti di news… – nel quale discuteremo di come offrire informazioni corrette ai pazienti e al pubblico in generale. Questo perché abbiamo assistito recentemente a vari episodi di disinformazione in medicina, che possono portare sconforto e confusione a pazienti e non pazienti.
Sarà perciò un congresso dinamico, sempre più attento ai tempi che cambiano: abbiamo anche dedicato attenzione alla comunicazione sui social, aprendo nuovi canali e creando alcuni “web ambassador” dedicati a trasmettere informazioni corrette.
Per concludere, quali sono a suo parere le principali novità dell’anno per la cardiologia e per la professione del cardiologo?
Le novità di quest’anno sono moltissime: fra le altre, nuove indicazioni per il trattamento della dislipidemia, i target di LDL colesterolo che si sono ridotti a valori inferiori a 55 mg/dl in pazienti ad alto rischio, nuovi farmaci per il diabete e le malattie rare che hanno cambiato completamente le strategie terapeutiche, e nuovi e più potenti farmaci per lo scompenso cardiaco e per il colesterolo.
Novità importanti riguardano anche la cardiologia interventistica: nuovi studi hanno dimostrato la grande efficacia della TAVI nella stenosi aortica in vari contesti clinici; la riparazione percutanea della valvola mitrale è oggi una efficace strategia terapeutica, nei pazienti ad alto rischio chirurgico.
Infine, elettrofisiologia e cardiostimolazione hanno fatto progressi incredibili, che verranno presentati nel corso del nostro Congresso.